Non c’è pace per lo stadio San Nicola. Per molti un simbolo della città di Bari. Per i tifosi biancorossi, semplicemente “casa”. Dove ritrovarsi con gli amici, con i propri fratelli di fede, per soffrire e gioire insieme per le sorti del galletto. È così dall’ormai lontano 1990, anno in cui l’astronave dell’architetto genovese Renzo Piano decollò per la prima volta, ospitando un’amichevole tra Bari e Milan prima di aprire le proprie porte alle notti magiche di Italia ’90. Un’opera, quella dell’archistar che aveva da poco realizzato il Centre Pompidou di Parigi, che da subito fu oggetto di controversie. Come non tutti forse sanno, il progetto originale prevedeva meno posti a sedere (circa 45mila), ma tutti completamente coperti. E, soprattutto, nessuna pista d’atletica. Eppure il Coni, allora presieduto da Franco Carraro, sbatté i pugni sul tavolo e quella pista la pretese senza mezzi termini. Ci si dovette adeguare, anche per non perdere i finanziamenti del Comitato Olimpico, e per non rischiare di restare fuori dalla corsa al Mondiale. E ci si adeguò: nel progetto fu inserita la pista (inaugurata nel ’97 durante i giochi del Mediterraneo), gli spalti divennero di conseguenza più capienti, ma si allontanarono inevitabilmente dal terreno di gioco rimanendo in buona parte scoperti. Eppure, l’opera rimase ugualmente bellissima. Moderna, avveniristica persino, con l’impianto di illuminazione disposto lungo la copertura.
Quella copertura che, più volte nel tempo, è tristemente balzata agli onori delle cronache. I teloni in teflon, materiale scelto da Renzo Piano per coprire i 26 petali dello stadio, avrebbero dovuto essere sostituiti da tempo. Si sapeva, insomma, che non sarebbero stati eterni. Eppure sono sempre rimasti lì, perlomeno fino a quando il vento non ci ha messo lo zampino. Sono trascorsi ormai una decina d’anni da quando il primo telone è volato via, letteralmente sradicato dal forte scirocco. Da allora, a ogni tempesta di vento il pensiero correva all’astronave, che di tanto in tanto perdeva un pezzo della sua copertura. Oggi, a quasi 30 anni dall’inaugurazione del San Nicola, quei teloni non esistono più. È un po’ come se da casa ci avessero tolto tende e finestre. Quell’opera incredibile è rimasta nuda, fredda. Mostra il suo scheletro, sembra quasi voler chiedere “ma cosa vi ho fatto di male per lasciare che mi riducessero così?”. La scarsissima manutenzione, unita agli eventi atmosferici, hanno trasformato uno dei vanti della città di Bari in un simbolo negativo. Perché il San Nicola, oltre a essere la casa della squadra di calcio, è anche, di fatto, il primo monumento che qualunque turista nota arrivando in macchina dal nord. E alzi la mano chi, in passato, guardando quella meraviglia da lontano, magari di sera e con i riflettori accesi, non ha provato un brivido al cuore. Lo stesso brivido, ma di malinconia, che ci pervade oggi.
Sia chiaro: quella del San Nicola non è soltanto una storia “romantica”. Ma anche una questione di funzionalità. Sebbene quella copertura non coprisse tutti i posti a sedere dell’impianto cittadino, si rivelava comunque utile -anche solo parzialmente- in caso di pioggia. Dalla prossima partita casalinga, ci si dovrà semplicemente limitare a sperare che non venga giù il diluvio, come accaduto domenica contro il Teramo. Un bel problema, per i tifosi sicuramente, ma anche per gli addetti ai lavori. Perché se risulta complicato pensare di assistere a un match di calcio sotto l’acqua, provate a immaginare cosa possa voler dire lavorare in quelle condizioni, esponendo le proprie strumentazioni ai capricci del meteo. La soluzione a medio-lungo termine dovrebbe consentire, di concerto con Renzo Piano e coerentemente con il vincolo architettonico a cui l’impianto è sottoposto, di realizzare una nuova copertura. Magari in alluminio, oppure utilizzando pannelli fotovoltaici. Il sogno nel cassetto, poi, sarebbe quello di ripensare completamente lo stadio, sottoponendolo a un profondo restyling che avvicini gli spalti al terreno di gioco ed elimini l’ormai inutilizzabile pista d’atletica. Rendendo il San Nicola, di fatto, un impianto finalmente moderno e realmente adatto al calcio. Il sindaco Decaro, insieme all’assessore Petruzzelli, stanno spingendo in questa direzione, sebbene saranno necessari svariati milioni di euro; e chissà se, visti gli ottimi rapporti, non si possa sedersi a tavolino cercando una soluzione anche con la SSC Bari di Luigi De Laurentiis. Qualunque sia la strada che si scelga di intraprendere, mai come oggi, che l’astronave è nuda, occorre fare in fretta.
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