Emanuele Brioschi: “I tifosi non mi amavano, ma Bari è la mia seconda città”

Novantanove presenze e due gol con la maglia del Bari, l’ex terzino Emanuele Brioschi, in biancorosso per 6 stagioni in due fasi diverse della sua carriera, si racconta al ilGalletto.TV.

È arrivato in Puglia diciottenne nel Bari di Materazzi che conquistò la promozione dalla B alla A ed è tornato nel 2003/2004, annata che culminò con la retrocessione sul campo dopo la sconfitta ai playout contro il Venezia.

La tua carriera a Bari si è divisa in due fasi: da giovanissimo, cominciando in B con il Bari di Materazzi che conquistò la Serie A. La seconda nel 2003/2004, stagione culminata con la retrocessione. È questo il tuo ricordo più brutto con la maglia dei galletti? E invece il ricordo più bello?

Sono stati due momenti completamente differenti. I primi anni con la maglia del Bari li ho vissuti da comprimario perché ero ragazzino ed ho giocato poco. Dal punto di vista professionale è stata, nel bene e nel male, più coinvolgente la seconda fase perché ho fatto molte più presenze. Il ricordo più brutto sicuramente quando abbiamo perso lo spareggio a Venezia. Io sono arrivato a quella partita 7 kg sotto il mio peso forma e psicologicamente gli ultimi sei mesi sono stati bruttissimi. Il mio ricordo più bello? Io dico: Bari. Sono legatissimo alla città, anche se i tifosi non mi hanno mai visto benissimo e probabilmente avevano le loro ragioni. Dopo Milano, Bari è la mia seconda città”.

Sei stato protagonista di uno dei gol più belli segnati da Protti con la maglia del Bari. Sto parlando di Atalanta-Bari del ‘95/’96 in serie A (immagini nel video in basso -ndr), quando ribaltaste il risultato nonostante l’inferiorità numerica. Ti ricordi di questo episodio?

Più che l’episodio mi ricordo il dopo partita. Quando sei in campo e sei appena maggiorenne vivi tutto, ma non riesci a goderti niente. È stato dopo che mi sono reso conto di aver giocato in Serie A, di aver preso parte a un’azione fantastica. Il mio cross è stato bello, ma se Igor non l’avesse presa non l’avrebbe ricordato nessuno il mio cross. Il merito è tutto suo”.

I primi anni 2000, dopo la retrocessione in B del 2001, furono durissimi. I Matarrese investivano sempre meno e quelle squadre non sono mai state amatissime. Tu che rapporto hai avuto con i tifosi baresi e in generale cosa ha significato Bari per la tua carriera da calciatore?

Bari è stato il primo palcoscenico importante per me. Io ho tantissimi amici a Bari, il mio testimone di nozze è di Bari. Mi ricordo che quando sono tornato nel 2003 i tifosi non erano contentissimi. Secondo me l’anno con Carboni feci bene a Bari. Poi c’è stata la retrocessione e al tifoso rimane l’aspetto negativo e questo lo capisco”.

Chi è stato il tuo compagno più forte all’epoca della tua militanza in biancorosso? E invece in assoluto chi è stato il giocatore più forte con cui hai giocato e chi quello che, da difensore, ti ha fatto girare la testa più di chiunque altro?

Io fino a poco prima di arrivare a Bari avevo fatto un anno in C, ma l’anno prima andavo ancora al San Siro con il mio papà. C’è una cosa che non mi dimenticherò mai: arrivai al ritiro di Mezzano di Primiero e vidi Tovalieri, Protti, Barone… tutta gente che fino a qualche mese prima ammiravo in tv. Fu bellissimo per me. Quella squadra che poi fu promossa aveva tanti giocatori forti. C’erano ragazzi che venivano dalla C, altri che venivano da categorie inferiori come Fontana che fece una stagione fantastica, poi c’era Igor che veniva da un infortunio, doveva andar via e poi rimase. C’era ancora Joao Paolo… bello, bellissimo! Quell’anno è stato fantastico. Mi feci male subito, giocai poco e mi allenai poco, ma vivere con loro per me è stato indimenticabile. Chi mi impressionò tantissimo fu Fontana: gli ho visto fare delle parate fantastiche. Poi Kennet Andersson e Protti. In generale tra quelli con cui ho giocato, ricordo Recoba a Venezia e Beppe Signori a Bologna. Il più forte in assoluto da avversario Ronaldo dell’Inter, il più “figo” che io abbia visto giocare è stato Zidane”.

Prima di tornare al Bari hai avuto l’opportunità (poi sfumata) di andare a giocare in Premier League. Questo è uno dei tuoi grandi rimpianti? Ne hai altri?

Ho sempre sognato di andare a giocare in Premier. Stavo per firmare con il Middlesbrough e quando non si è concretizzato l’ingaggio ci sono restato veramente molto male, ma sono cose che capitano. Non ho rimpianti: ho sempre fatto il massimo che potevo fare”.

Hai giocato in A con le maglie di Bari, Venezia e Bologna e tra B e C con quelle di Cosenza, Cremonese, Como: quale piazza ti è rimasta nel cuore?

Essendo un terzino e non essendo un fenomeno non sarei mai potuto essere l’idolo della curva, ma è normale che sia così. Ho avuto sempre bellissimi rapporti con i tifosi di ogni squadra, tranne con quelli del Bari. C’è stato un periodo che proprio non mi potevano vedere. Però Bari per me è come se fosse una seconda casa. Mi capita spesso di parlare il dialetto barese e dico: “Io sono più terrone di voi”. Mi è dispiaciuto non essere riuscito a dimostrare qualcosa in più a Bari, come invece ho fatto a Bologna per esempio. Ecco questo è il mio rammarico”.

Hai seguito le vicende del Bari? Come hai reagito nel vedere una squadra che ha rappresentato una grossa fetta della tua carriera sprofondare tra i Dilettanti?

Quando quest’anno è arrivato il fallimento io ero a Bari. Ho vissuto con i miei amici la tristezza di quel momento. Bari è una città che come minimo merita la Serie B e le sta persino stretta”.

Correre dietro un pallone e… correre per andare ad aprire un bar: cosa ti rende più felice? Come si spiega questa scelta professionale?

Il calcio deve essere anche un divertimento. L’ultimo anno a Como mi sono accorto che non riuscivo più a trovare stimoli e a metà anno ho lasciato. Non volevo prendere in giro il presidente, mio amico e l’allenatore, mio ex compagno di squadra. Avevo un’attività di famiglia, ora si è ingrandita: mi piace e sta andando bene, lo testimoniano i tantissimi tifosi baresi qui”.

Un saluto ai tifosi del Bari

Ci sono tanti tifosi del Bari a Milano, dove vivo. Ed è già capitato che in passato la domenica mattina, prima delle trasferte, facessero tappa da me. Spero di poterli rivedere nel mio bar prima di un Milan-Bari. Nel giro di massimo 5 anni. In particolare voglio salutare Paolo, il mio testimone di nozze. Per me lui è come un fratello maggiore”.

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