Dalla Super League alla “Coppa Italia Élite”, un inaccettabile controsenso tutto italiano

Quando, nella notte del 18 aprile scorso, è stata annunciata la nascita della Super League, le reazioni del mondo del calcio e dello sport italiano e internazionale sono state pressoché unanimi. Tutti (o quasi) si sono schierati, più o meno apertamente, contro una competizione nata in palese violazione di un principio che non deve essere mai dimenticato: il calcio nasce dal popolo e deve continuare a essere del popolo.

L’orrenda idea della Super League, nata esclusivamente per garantire incassi multimilionari ai team che vi avrebbero preso parte, sorvolando su un altro principio cardine, ossia quello del merito sportivo, scatenò un contro-movimento talmente rapido e “violento” da far desistere nel giro di poche ore i club fondatori dal perseguire questa idea potenzialmente “mortale” per il calcio così come lo conosciamo oggi.

Dopo poco più di due settimane, in cui ci si immagina che la lezione sia stata imparata ormai a memoria, il calcio italiano invece cosa fa? Si inventa una sorta di Coppa Italia “Élite, in cui a partecipare saranno esclusivamente i 20 club di Serie A e i 20 di Serie B, andando dunque a tagliare le 27 squadre di Serie C e le 9 di Serie D attualmente incluse nella formula. Il motivo? Soldi, naturalmente: l’obiettivo sarebbe, infatti, quello di poter offrire alle tv partite più “appetibili” da trasmettere fin dai primi turni. In un mondo in cui, ogni stagione, i tifosi di tutte le latitudini apprezzano la magia della FA Cup inglese, il torneo calcistico più antico del mondo con gare secche che spesso vedono squadre dilettantistiche sfidare le cosiddette super big sui propri “campetti” di provincia, il calcio italiano si muove in direzione totalmente opposta.

La nascita di questa nuova Coppa Italia così come è stata concepita sarebbe, inoltre, un caso unico nel panorama calcistico europeo: in nessuna, tra le maggiori leghe del calcio continentale, esiste una coppa nazionale che includa esclusivamente le squadre delle prime due divisioni professionistiche. Ghirelli, presidente della Lega Pro, si è naturalmente da subito dichiarato contrario alla nuova formula della Coppa Italia, promettendo battaglia per “salvaguardare una cultura del calcio che sia rispettosa dei valori più autentici dello sport”. Ci piacerebbe, tuttavia, che gli stessi esponenti che nei giorni scorsi hanno preso una posizione netta contro la Super League, facciano adesso altrettanto nei confronti di questa nuova stramba “idea”. Un’idea inaccettabile, non digeribile, un vero e proprio schifo. Consentitecelo. Il calcio “moderno” ci ha già costretto ad accettare lo “spezzatino”, le partite a orari improponibili, le finali di Supercoppa giocate in Cina, Qatar e Arabia Saudita, i nomi imposti dagli sponsor, gli stipendi faraonici, le tessere del tifoso. Ma a tutto c’è un limite, e ci sembra che questo abominio della nuova Coppa Italia lo oltrepassi decisamente. Fermiamoci, prima che sia troppo tardi.

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