Ha condotto la nave che è appena approdata nel porto della Serie C. Ha guidato il Bari alla conquista del primo campionato dell’era De Laurentiis. Il suo cammino non è stato semplice, le difficoltà si sono presentate puntuali in ogni partita, ma Giovanni Cornacchini ha tirato dritto per la sua strada. Oggi, il mister dei biancorossi si prende giustamente i riflettori.
Lui che, per tutta la stagione, ha sempre preferito far parlare il campo. E i risultati gli hanno dato ragione: “Dovevamo vincere il campionato, con le buone o con le cattive, e ce l’abbiamo fatta. Ma il risultato è arrivato perché c’è stato un lavoro dietro. Che poi il gioco possa essere piaciuto o meno possiamo discuterne, ma questo può essere dipeso anche da come è stata costruita la squadra. Probabilmente mancava un play, però avevamo calciatori bravissimi a recuperare palle e ripartire e abbiamo sfruttato quelle caratteristiche. Si poteva certamente giocare meglio, ma noi abbiamo scelto una strada ben precisa. Ora i festeggiamenti veri non sono ancora iniziati, anche perché abbiamo le ultime due giornate, da affrontare da professionisti, e poi la Poule Scudetto in cui metteremo tutto quello che abbiamo”.
Una stagione vissuta tra alti e bassi, in cui le critiche non sono mancate: “Ma lo stress fa parte di questo mondo. Per me invece è stato tutto molto bello, piacevole, stimolante. Una città come Bari pretende moltissimo, da quel punto di vista ti da il pungolo per fare sempre meglio. Oggi sono felice di essere qua e sono contento di come siano andate le cose. Quanto alle critiche, non le vivo male. Anzi, il giudizio della gente per me è importante, mi spinge a fare sempre meglio”.
Mister Cornacchini ha ripercorso mentalmente la stagione appena trascorsa, un campionato partito da subito col il piede sull’acceleratore: “Qui non c’era tempo. Soprattutto in Serie D bisogna essere molto pratici perché bisogna assolutamente vincere, e per vincere occorre essere concreti da subito. Per il bel gioco magari ci sarà tempo, per me o per chi ci sarà dopo di me. La realtà è che bisogna far risultato, che è quello che conta, nel calcio come nella vita. Non conta nient’altro. Non è stato semplice convincere gente che ha giocato in categorie superiori a calarsi in questa realtà, ma ci siamo riusciti e la nostra forza è stata anche questa. Non era scontato, lo so anche perché ci sono passato. Per farlo occorre passione, senza di quella non si può far nulla. Per me giocare a San Siro o giocare in mezzo a una strada è sempre stata la stessa cosa. Io ho vinto un campionato di Eccellenza, che è stato l’anno in cui mi sono divertito e ho gioito di più”.
E a proposito della sua possibile riconferma, l’allenatore dei biancorossi si è così espresso: “Sul futuro non so ancora nulla. Di sicuro non credo che il parere dei tifosi possa condizionare in alcun modo le scelte della proprietà, anche perché se così fosse vorrebbe dire che in società c’è qualcosa che non va. Io penso che la dirigenza debba avere le idee chiare, poi la gente è libera di pensare quello che crede, a me non disturba. Ciò che conta per il futuro del Bari è che la tifoseria si tenga ben stretta questa proprietà. Se dovessi rimanere? Sarebbe un pochino più semplice all’inizio, si potrebbe costruire la squadra con maggiore calma. Ma il campionato presenterebbe ugualmente molte difficoltà, perché il Bari ha il dovere di vincere sempre”.
A prescindere da quale sarà il suo futuro, il mister dei galletti ha ben chiaro in mente ciò che porterà sempre con se: “Porterò con me tutta l’annata. Sin dalla prima telefonata ricevuta da Pompilio. Ero teso perché per me poteva essere un momento importante, e in effetti lo è stato. La gestione dello spogliatoio non è stata semplicissima, ma molto stimolante. La vittoria più bella? Quella ad Acireale, dove in 9, su un campo in condizioni pessime, la squadra ha dimostrato di avere gli attributi ed è riuscita a conquistare i tre punti”.
Passando in rassegna l’intera stagione, Cornacchini si è voluto soffermare su un aspetto secondo lui molto importante: “Tutti hanno dato tanto, ma per me i giovani sono stati una vera e propria sorpresa. Pensavo potessero avere qualche problema in più, invece si sono comportati tutti molto bene. Hanno avuto molta personalità e hanno prospettive importanti. Quanto a Simeri, in lui rivedo una parte di me di quando ero giocatore: Simone è un po’ indolente durante la settimana, per lui allenarsi rappresenta un peso. Eppure crescendo ci si rende conto che per essere sempre al top l’allenamento è fondamentale. Mi sembra che adesso l’abbia capito”.
In chiusura, una nota personale, che è un bel messaggio a chi ancora non avesse capito fino in fondo la personalità dell’allenatore marchigiano: “Ho una grande passione che alla lunga, sono convinto, fa la differenza. Al Bari vorrei dare tutto me stesso, e le mie valutazioni le ho sempre fatte in funzione del progetto, mai dei contratti. Sono un passionale, un istintivo. Se potessi, sceglierei sempre giocatori in grado di darmi qualcosa in più dal punto di vista umano, perché sono convinto che renderebbero più di uno bravissimo che non ha voglia di calarsi fino in fondo in una determinata realtà”.
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