E adesso basta. Non si può davvero più far finta di non vedere. Il Bari si sta sgretolando, pezzo dopo pezzo, e l’impressione è che nessuno ci stia capendo più granché. E finché a perdere a la bussola fossimo noi addetti ai lavori, o voi che ci leggete, il danno sarebbe relativo. La sensazione, invece, è che la confusione parta da lontano e che affondi le proprie radici nell’estate passata. Una finale persa, poi il nulla per un mese. Un mese in cui il Bari è rimasto fermo ai blocchi di partenza della nuova stagione senza sapere quando e come sarebbe partito. Un mese senza ds né allenatore. Una società lungimirante, che più volte ha sbandierato l’obiettivo della promozione diretta, avrebbe dovuto avere, sin dal giorno prima (non dopo) della finale playoff, un piano A, un piano B e persino un piano C. Una società lungimirante avrebbe dovuto già sapere come comportarsi in caso di promozione o di mancata Serie B. Avrebbe dovuto avere un progetto che considerasse sia l’aspetto tecnico che l’impatto economico di una nuova stagione in cui, e lo si poteva benissimo immaginare, si sarebbe dovuto continuare a fare i conti con l’emergenza sanitaria. Quel mese perso, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, ha portato fino a Bari-Cavese 1-1. Tanti nuovi giocatori arrivati quasi tutti dopo il ritiro di Cascia. Metà squadra epurata dopo aver svolto la preparazione con mister Auteri. Troppi interpreti che si sono aggiunti al gruppo a ridosso del campionato se non, addirittura, a ostilità abbondantemente cominciate. Ma questa, ormai, è storia. Passata, certo, ma che ha pesantemente influenzato il presente. Un presente fatto di dubbi, incertezze, domande sul futuro.
Nonostante tutto questo, la squadra ha concluso l’anno solare a 6 punti da una strepitosa Ternana. Insomma, non era tutto da buttare, anzi. Probabilmente c’era solo da scolpire, modellare, limare i dettagli, colmare attraverso il mercato le lacune che sembravano note a tutti. Andava fatto in fretta, certo, perché nel frattempo c’era anche da giocare. E, invece, il disastro. Tante, forse troppe cessioni, e non solo di quei giocatori “fuori dal progetto tecnico”. Un mercato condotto, è parso evidente, con il preciso intento di abbassare il monte ingaggi. Una rosa fortemente ridimensionata nei numeri, che ha costretto, senza andare troppo lontani, mister Auteri a portare in panchina nel match di ieri appena sei giocatori di movimento. Scelte strane, quasi incomprensibili, se si pensa che, con ogni probabilità, il Bari dovrà allungare la propria stagione per disputare i playoff. Con, in agguato, il pericolo Covid, oltre agli inevitabili infortuni e squalifiche. Le sciagure, si sa, non vengono quasi mai da sole. Gli infortuni sono arrivati, le squalifiche pure, la sfortuna ci ha visto benissimo ma diciamolo: il Bari se l’è andata davvero a cercare.
E adesso, sembra davvero di ritrovarsi in una situazione senza via d’uscita. In cui il mister è sempre più in affanno, in cui i giocatori sembrano aver dimenticato come si stoppa un pallone, in cui il ds prova a ricucire, salvo poi decidere di spedire tutti in ritiro, e in cui il presidente, e ci spiace, risulta clamorosamente assente. Perché non può bastare un post sui social dopo una sconfitta pesante come quella di Teramo. E non è nemmeno accettabile il silenzio assoluto dopo il film horror andato in onda ieri sera. Anche il feeling con la tifoseria è ai minimi storici dall’inizio dell’era De Laurentiis. Le tante critiche piovute sempre più copiose durante e dopo il calciomercato, hanno trovato uno sbocco quasi naturale nel duro confronto tra ds, parte della squadra e rappresentanti della tifoseria organizzata tenutosi ieri sera. Al presidente ci piacerebbe chiedere tante cose: intanto, perché non ritiene di dover intervenire, pubblicamente, per provare a ridare fiducia a un ambiente che sembra aver perso completamente le speranze. Ma, soprattutto, per provare a capire cosa sia successo a gennaio. Quando, invece di rilanciare come tutti si sarebbero aspettati e come la società aveva, in qualche modo, promesso, sembra che si siano tirati i remi in barca. Come si può, realisticamente, pensare di considerare rinforzata una squadra in cui il mister ha meno alternative di prima?
Direttore sportivo, allenatore e giocatori hanno, senza dubbio, le loro pesanti responsabilità. A partire dalle scelte sul mercato, passando per le valutazioni tecniche e la gestione dello spogliatoio, per finire con una mentalità e una “cattiveria” che sembrano essere svanite. Ma, è bene ricordarlo, il nostro dovere è fare domande: davvero sono stati messi tutti nelle condizioni di poter lavorare al meglio e in serenità? Davvero la società ha fatto fino in fondo la propria parte? Le risorse destinate al progetto Bari sono state investite correttamente? A giudicare da quello che vediamo e che raccontiamo ogni giorno, l’universo Bari sembra una gigantesca polveriera pronta a esplodere da un momento all’altro, in cui sembra si vada a tentoni per provare a evitare il peggio. La stagione è ancora lunga, ma un concetto va tenuto bene a mente: mancare la promozione, direttamente o tramite playoff, equivarrebbe a un totale fallimento. Questo il presidente lo sa bene, ed ecco perché riteniamo fondamentale che sia lui, comandante in capo, a metterci la faccia in questo momento complicato.
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