Addio al primo posto, adesso inizia un’altra storia: animo Bari, sei padrone del tuo destino

Ebbene si, la corsa al primo posto è finita. Chiusa, andata. Non matematicamente, è chiaro. Ma non si può non riconoscere che, per il Bari (come per qualunque altra squadra), pensare di recuperare 10 punti in 10 giornate a una Reggina stellare sembra fantascienza. Un discorso utopistico, quasi al limite del filosofico.

E allora facciamo i complimenti, meritatissimi, ai calabresi e lasciamolo perdere quel primo posto. Perché diciamolo francamente: vivere questi mesi con il naso perennemente all’insù, vedere il Bari far punti senza mai riuscire ad avvicinarsi più di tanto alla vetta è stato snervante, frustrante. E lo è stato per tutti: tifosi, squadra, allenatore, società. Il continuo paragone tra il cammino dei ragazzi di mister Vivarini e quello della capolista, ha fatto si che le ottime cose fatte dai biancorossi passassero continuamente in secondo piano, rendendo normali le cose eccezionali e trasformando risultati normali in drammi sportivi.

Eppure il Bari di cose egregie ne ha fatte a iosa, e i numeri lo testimoniano inequivocabilmente: secondo miglior attacco del campionato, capocannoniere del girone e migliore coppia gol dell’intera Serie C, terza miglior difesa del girone C, una media di 2 punti a partita (2,13 con Vivarini al timone). E poi quella striscia ancora aperta di 23 risultati utili consecutivi, caso unico nella storia ultracentenaria del club, frutto di 13 vittorie e 10 pareggi. Tanti, è vero, troppi secondo alcuni. Eppure non si può non considerare che, accanto a quelli che possono essere considerati come passi falsi, alcuni di quei pareggi sono stati frutto di partite recuperate che, in altri tempi, sarebbero probabilmente finite con una sconfitta. Così come non può essere taciuto che 3 degli ultimi 4 pareggi sono giunti sui campi delle migliori squadre del torneo, e che quindi non possono essere considerati risultati completamente negativi. La verità, probabilmente, è che si è giudicato ogni singolo passo compiuto dal Bari in funzione di quello che era l’obiettivo principale, ossia quella eterna rincorsa al primo posto che, a questo punto, può dirsi archiviata.

Da qui in avanti, per la banda di mister Vivarini inizia un altro campionato. Contro l’Avellino andrà in scena la prima di 10 partite che potranno, e anzi dovranno, consegnare ai galletti la possibilità di disputare i playoff da secondi in classifica. E il Bari, finalmente, sarà padrone del proprio destino. La seconda piazza è lì, il gruppo guidato dall’allenatore abruzzese se l’è guadagnata e strameritata con una grandissima cavalcata, cominciata quando Cornacchini fu esonerato lasciando i galletti al dodicesimo posto. Perché poi la storia di questo campionato non la si può mica dimenticare: una stagione nata male, un allenatore allontanato dopo appena 5 giornate, l’arrivo in corsa di Vivarini che ha dovuto fare di necessità virtù per fare quello che a Bari si è condannati a fare, soprattutto se si è in Serie C: vincere.

L’allenatore di Ari ha fatto il possibile, bisogna dargliene atto. Ha preso per mano una squadra distrutta e passo dopo passo l’ha plasmata secondo quella che era la sua visione. Oggi il Bari scende in campo sapendo quello che deve fare e come fare per riuscirci. Il gioco scorre fluido, i calciatori iniziano a muoversi a memoria, i movimenti cominciano a divenire sempre più automatici. Il Bari, insomma, sta diventando squadra. Certo, anche in vista dei playoff saranno tanti gli aspetti da correggere. Quella guidata da Vivarini non è una macchina perfetta, perché se lo fosse sarebbe ancora lì a giocarsi la promozione diretta. I biancorossi devono alzare l’asticella dell’attenzione, perché iniziano ad essere troppe le partite in cui sono andati in vantaggio per poi farsi rimontare. Così come negli ultimi match si sono moltiplicati i gol presi da palle inattive e, più in generale, a causa di disattenzioni individuali. Mancano ancora, forse, un po’ di cattiveria agonistica e di malizia, doti che si possono rivelare importantissime nelle gare a eliminazione diretta degli spareggi promozione.

Tutti aspetti, in ogni caso, su cui si può e si deve migliorare seguendo un’unica, semplice ricetta, fatta di lavoro e concentrazione. E chissà che, scacciato dalla mente il fantasma della Reggina, la squadra e il suo timoniere non acquisiscano la giusta serenità e il giusto mood. Svestire i panni di chi insegue senza mai potersi permettere di sbagliare e diventare lepre, questo è quello che deve fare il Bari da qui in avanti. Per conservare e se possibile ampliare il vantaggio sulla terza in classifica. Superati gli scogli di Reggio Calabria, Monopoli e Terni, il calendario dovrebbe ora dare una mano: 6 partite in casa e 4 in trasferta, contro avversarie decisamente abbordabili per i biancorossi -che pur non potranno sottovalutare nessuno-, dovranno rappresentare una vera e propria volata per poi ricaricare le pile prima dei playoff.

Il Bari deve ritrovare smalto, consapevolezza nei propri mezzi e convinzione per affrontare il finale di stagione col vento in poppa. E per farlo, avrà bisogno anche della spinta dei suoi tifosi. Che non hanno, e non devono avere, nessun motivo per sentirsi afflitti, sconfitti, delusi, battuti. Il Bari aveva un obiettivo, inutile nasconderlo, che era quello della promozione diretta. Quell’obiettivo è sfumato, e non tanto per demeriti, quanto perché ci si è trovati di fronte a una vera e propria impresa sportiva compiuta dalla squadra di Domenico Toscano, che sta ampiamente meritando di tornare in Serie B. Capita, nello sport, di dovere a volte semplicemente ammettere che l’avversario è stato più bravo. Ma ora è tempo di pensare al futuro, e il futuro per il Bari e la sua gente può ancora essere bellissimo.

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